QUALE EDITORIA PER LA REGIONE MARCHE

 

 

 

Vorrei partire con un heri dicebamus, con un richiamo alla mia relazione dell’anno scorso – sicuramente troppo lunga , stavolta sarò più  conciso se non altro per non rubare tempo ai tanti  partecipanti al convegno.

 

Avevo messo l’accento sull’aspetto  “merce” del libro perché ritenevo opportuno  che l’attività editoriale venisse finalmente vista con un ottica diversa: non più una attività riconducibile alla produzione di cultura ma attività d’impresa a tutti gli effetti  e anche la scelta dei soggetti partecipanti alla tavola rotonda in qualche modo rientrava in questo progetto;  ricordo con piacere lo stupore di tutti quando Don Lamberto Pigini dopo aver raccontato la sua case history   con un ben meditato coup de thèatre  ha tirato fuori dal cilindro un certo numero di copie dell’edizione marchigiana de “il Resto del Carlino” annunciando che da quella mattina ne iniziava la stampa nel suo stabilimento tipografico.

 

Lo scopo ultimo  era appunto quello di far sì che questa industria, sia pure piccola – e poi non troppo come ho poi cercato di chiarire con quei pochi dati statistici  che ero riuscito a trovare – venisse vista con un’ottica diversa : non più marginale attività di qualche anima bella da far sopravvivere  comprando qualche copia dei volumi editi o finanziando in toto, per un interesse istituzionale o personale, la pubblicazione di un libro,  ma attività di impresa di una qualche rilevanza nel panorama economico regionale e quindi come tale degna di attenzione e di sostegno.

 

Segnalavo anche il crescente rilievo che nel panorama editoriale italiano stavano assumendo alcune case editrici - marchigiane solo per la sede ma  importanti punti di riferimento nel dibattito culturale e politico nazionale : Quodlibet, Liberi libri, o con un catalogo non collegato alla sola realtà  marchigiana,  Metauro edizioni, che insieme alle più “stagionate “Transeuropa” e “Pequod” nelsettore della  narrativa  e ovviamente ai colossi ELI e Raffaello (didattica e letteratura per l’infanzia) e alla emergente Humana  (vedi lo scoop della trasduzione del disco di Festo) costituiscono una squadra di tutto rispetto ; e vorrei aggiungere Paleani che si è recentemente trasferito da Roma nelle natie Marche e a D’Auria di Ascoli che sta seriamente meditando di passare dal ruolo di stampatore e consulente grafico (Jacka book) a quello di vero e proprio editore.

 

Non che la nostra regione non abbia espresso grandi editori ,due nomi di assoluto rilievo : Bompiani e del Duca o il  quel Tito Dini di Sant’Angelo in Vado che, agli inizi del novecento, ha diretto la Libreria Editrice Fiorentina editrice delle opere di Don Milani e di La Pira e  scusate se è poco; ma tutti hanno operato e si sono affermati al fuori delle loro regione: unica eccezione i Simboli di Recanati che alla fine dell’ottocento hanno esplicato una intensa attività di livello nazionale entrando in contatto anche con Croce e se  ne trova traccia nel suo epistolario. (di questi si sta occupando con un’opera di imminente pubblicazione padre Floriano Grimaldi) ma la realtà marchigiana era fatta , almeno fino a  pochi anni fa  di una quantità di piccole tipografie locali che avevano anche una minima attività editoriale . meramente locale.

 

 Ora la situazione come si vede è profondamente diversa: abbiamo un comparto industriale che sta raggiungendo una sua maturazione e  che proprio per questo va sostenuto e aiutato.

 

A questo punto la domanda si rovescia: non più “quale editoria per la regione marche” intesa quest’ultima come espressione geografica – ma

 

 

QUALE REGIONE  PER L’EDITORIA MARCHIGIANA

 

 

 

La regione in questo caso è intesa come Ente ; in altre parole che cosa può fare l’Ente regione per aiutare e sostenere l’editoria marchigiana?

 

Alcuni punti fermi : il mercato locale non costituisce un  background su cui contare, unmilione quattrocentomila abitanti  distribuiti in duecentocinquanta comuni per lo più piccoli o piccolissimi, che esprimono centoventi biblioteche anch’esse ovviamente piccole o piccolissime, pochissime librerie pure, tutte collocate nei comuni della costa,  non danno certo la garanzia di poter contare su di un consistente  numero di copie già vendute in partenza .

 

 La LR 51/97 “Norme a sostegno per l’editoria “prevede che il Centro per i beni culturali – oggi servizi tecnici per la cultura – acquisti un certo numero di copie di un qualche titolo ritenuto meritevole i pochi fondi stanziati  non sono di fatto che poche briciole – un’elemosina  l’ha definita un  editore – e per giunta viziati dall’equivoco di fondo che sto cercando di dissipare secondo cui editoria = cultura .

 

Vorrei che non ci dimenticassimo che in tempi di crisi economica la cultura è la prima a soffrire – gli stanziamenti relativi vengono anno dopo anno drasticamente ridotti e ridimensionati ( sempre perché  definirla  una sovrastruttura è veteromarxismo) .

 

Ritorniamo quindi – se mai ce ne eravamo distaccati – al punto di partenza :l’editoria è un’industria che per accidens fa anche cultura ( non tutta la produzione editoriale ha una valenza culturale)   e come tale va trattata.

 

Nessuno si sogna di sostenere - ad es - l’industria delle calzature facendo comprare una certa quantità di scarpe all’ente locale (Regione , provincia o comune che sia) ma si fa in modo di offrire servizi e sostegni promozionali che l’aiutino a superare il momento di crisi o a fare meglio quello che sta già facendo: produrre scarpe appunto.

 

I nodi che legano  i piccoli editori non solo nelle Marche  ma in tutta Italia sono sostanzialmente due: la mancata conoscenza da parte del grande pubblico e la grande distribuzione che  letteralmente  strozza l’editore chiedendo esose percentuali sul prezzo di copertina.

 

Come uscirne ?

 

  1. partecipando alle grandi fiere internazionali del settore:  Parigi, Francoforte Torino ,Castello di Belgioso e qui l’esempio delle calzature calza   a pennello.           E’ il compito  che spetta tradizionalmente all’assessorato all’industria : organizzare stand in cui esporre quanto si pubblica nel nostro territorio.   Per un piccolo editore questo è praticamente impossibile: i costi sono insostenibili.     Per Torino ormai la cosa è consolidata:  da due anni la regione  partecipa mettendo a disposizione parte del suo stand ( ma attenzione all’anomalia: chi si è mosso è il Consiglio Regionale  prima da solo e poi con la GR (assessorato alla cultura); posso annunciare che  per il prossimo anno si sta  pensando di coinvolgere anche le province per dare maggiore visibilità allo stand ; è che gli stanziamenti di bilancio sono esigui e più di tanto non ci si può muovere; si è dovuto rinunciare a Parigi e non riusciamo a organizzare una squadra di enti per Francoforte ;  si era pensato di rivolgersi alle Fondazioni bancarie dato che quest’anno l’esposizione riguarda particolarmente il libro d’arte ;la spesa divisa fra tutti diventava esigua poche centinaia di euro ; purtroppo non vedo alcun rappresentante  di queste fondazioni  cui strappare una promessa d’impegno, la cosa finisce qui.;

     per il prossimo anno c’è da vedere questa è la risposta che l’assessore Spacca deve dare.

 

 

  1. Organizzando – sull’esempio di Umbria libri – presentazione di libri per un mese in tutto il territorio della regione  ma  in luoghi non deputati: bar,  trattoria,  discoteche, centri commerciali ecc.ecc.; questo è il compito degli assessorati alla cultura in collaborazione con l’AREM.

 

  1. Organizzando un sito internet con il catalogo collettivo , con una presentazione dell’editore e del libro con la possibilità di ordinare on-line; questo è il compito dell’AREM, la regione al massimo può offrire ospitalità nei propri server.

 

  1. potenziando il ruolo di grande acquirente da parte delle Biblioteche degli EELL , oggi particolarmente carente , maggiori finanziamenti a fronte di consistenti sconti da parte degli editori.

 

  1. potenziamento della rete delle librerie locali : è proprio impossibile pensare  ad un qualche forma di incentivi ( sede luce ed acqua ) per chi si impegna ad aprire una libreria in un centro che ne è sprovvisto?

 

 

Mi fermo qui, non vado più avanti spero che dal dibattito escano altre e sicuramente più percorribili proposte: ne sarei particolarmente soddisfatto.

 

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